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[...] Sia che la si concepisca come complessità ontologica, piuttosto che come apparizione epifanica, la Natura è sempre un mistero insondabile agli occhi dell'uomo, non raggiungibile; e tuttavia si impone come musa fertile e irrinunciabile perché latrice di incalcolabili combinazioni. Così, attraverso il viaggio fisico e metafisico che si evince in trasparenza nella silloge, la poetessa fa risuonare nei versi, con figure oniriche e ritmi tribali, un 'significato' numinoso. Attraversando il mare, le bassure, i monti e le stagioni, la Burlando rivive una geografia del cuore, lasciando libera la fantasia seppur bloccando il pensiero su profondissime riflessioni - a tratti nichiliste - da donare ai lettori. [...] Dalla prefazione di Giuseppe Palladino